La scagliola, conosciuta anche come marmo d’arte o marmo artificiale, è il centro del mio lavoro da oltre vent’anni.
È una tecnica che nasce dalla tradizione, ma che continua a offrire infinite possibilità di espressione artistica e decorativa anche oggi. Realizzo a mano impasti di scagliola e pigmenti naturali, miscelati con acqua e colle animali, per riprodurre le venature dei marmi pregiati o creare disegni e colori completamente nuovi, secondo le richieste di chi commissiona l’opera.
Questa antica lavorazione, nata tra la fine del Settecento e l’Ottocento, si è tramandata nei secoli grazie a maestri artigiani che operarono in tutta Europa. Fu usata per ornare chiese, palazzi e residenze reali: un perfetto sostituto del marmo naturale quando non era possibile utilizzare quest’ultimo perché troppo costoso o difficile da reperire, ma anche per la sua bellezza, leggerezza e possibilità di applicazione su superfici curve o decorative.
Nel tempo, grandi famiglie di scagliolisti italiani come i De Toma, gli Axerio, i Dellavedova e molti altri portarono questa tecnica fino ai più prestigiosi cantieri d’arte d’Europa. È proprio dal maestro Silvio Dellavedova che ho appreso i segreti del mestiere, continuando a studiare e a insegnare questa lavorazione con la stessa dedizione di chi mi ha preceduto.
Il marmo artificiale si ottiene grazie alla lavorazione della scagliola. Il termine “marmo artificiale” nasce dall’antico concetto di artificium, che in latino significava “fatto con arte”. Non per nulla, viene definito anche “marmo d’arte”.
La scagliola è una sostanza ottenuta dal gesso cotto, ovvero solfato di calcio, mescolato con acqua e colle di origine animale. A questa base aggiungo pigmenti in polvere: vi sono terre naturali, pigmenti di origine metallica e pigmenti sintetici, chiamati aniline. Questi vengono selezionati e mescolati per ottenere le tonalità desiderate. La preparazione cromatica è fondamentale: a volte possono essere utilizzati anche più di cinquanta toni diversi, per ricreare le venature di un marmo antico o inventarne di nuove.
A seconda del risultato che voglio ottenere, lavoro l’impasto con due tecniche: a secco o a bagnato.
A secco è un metodo che, come dice il nome stesso, prevede la mescita di pigmenti asciutti: in questo modo, le venature si creano accostando i pigmenti, che vengono bagnati solo in un secondo momento; a bagnato è invece un metodo che prevede la mescita dei singoli pigmenti con la scagliola, per ottenere impasti colorati che vengono uniti in un secondo momento e che formeranno le venature.
Ogni impasto ha una consistenza diversa e, una volta pronto, può essere steso su piani, colonne, pareti o elementi d’arredo, fino a diventare una superficie compatta e luminosa.
Ogni colore, ogni venatura è una “ricetta” a sé: non esiste una scagliola identica a un’altra. È proprio questo che rende il marmo d’arte una materia viva, capace di adattarsi a forme e contesti diversi e di conservare la naturale eleganza che le appartiene.
Ma la scagliola non è solo rivestimenti di pareti e colonne di palazzi storici: oggi trova nuove forme d’espressione nell’arte contemporanea e nel design.
Realizzo elementi architettonici, complementi d’arredo e oggetti decorativi, ma anche gioielli in marmo d’arte, frutto della stessa ricerca sui materiali che da secoli accompagna questa tradizione.
Le venature che un tempo decoravano pareti e colonne oggi rivivono in anelli, bracciali, pendenti e gemelli realizzati in argento 925 o oro 24 carati, dove il colore della malachite o del lapislazzulo incontra l’eleganza dei metalli preziosi.
Negli ultimi anni, la leggerezza e la resistenza del marmo d’arte hanno trovato applicazione anche in progetti di interior design e allestimenti nautici, dove la ricerca estetica si unisce alla funzionalità, a dimostrazione di come una tecnica nata nel Settecento possa dialogare ancora oggi con le esigenze del design contemporaneo.




